La poesia del giorno con Franco Buffoni

Franco Buffoni – di cui abbiamo già parlato in un precedente post – è un autore tra i più originali e apprezzati della nostra poesia, l’ultimo suo libro è “La linea del cielo” (2018, Garzanti, € 18,00).

Da parte nostra, ripeschiamo una sua vecchia poesia che ci ha colpito per il tema trattato, ancora oggi piuttosto attuale.


Traducevo Katherine Mansfield
Tratta da “Avrei fatto la fine di Turing”, Donzelli, 2015

Stavo traducendo Katherine Mansfield
O meglio traducevo del bambino
Che morì alla Mansfield
E poi riapparve a lei tutta la vita,
Quando nella mia domenica stranita
Irruppe la cronaca
Col referendum sulla legge 40.
Sono a favore, sempre a favore
Se alla fine incontro comunque
Sorrisi e carezze a un bambino.
Sono contrario, sempre contrario
Se alla fine incontro percosse
Ipocrite patrie
Potestà e prime
Comunioni con la fila
Dei maschi
E quella delle femmine


Il fascino di questa poesia sta nella capacità che ha l’Autore di cogliere quasi in un lampo il dispiegarsi del pensiero nella sua mente: la catena di relazioni che si mette in moto a seguito di alcune circostanze coincidenti.

Katherine Mansfield (1888 – 1923)

Il Poeta sta lavorando a una traduzione che riguarda la scrittrice neozelandese Katherine Mansfield (There was a child once). E, in particolare, riflette sulla perdita del bambino da parte della donna a seguito di un aborto spontaneo. La scrittrice, dalla personalità complessa e tormentata, era dichiaratamente lesbica ma non rinunciò a sposarsi e ad avere rapporti anche con gli uomini.

Lo sguardo del Poeta non è su di lei, sul suo dolore, ma sul bambino mai nato, sul suo ostinato bisogno di esserci almeno nel ricordo, anche se penoso per la madre. Il Poeta, quindi, rievocando l’avvenimento della Mansfield, si immedesima nel piccolo che sta nel suo ventre e non vedrà la luce.

L’atmosfera (una domenica stranita rende l’idea dell’incontrollato vagare del suo pensiero) in cui lui ascolta la notizia del referendum sulla legge 40 (2005, procreazione medicalmente assistita) gli fa scattare la reazione, come se si sdoppiasse e ragionasse giudicando, proprio dalla parte del bambino, la possibilità che gli viene offerta di entrare nella vita.

Certo che è d’accordo (ad abolire la Legge), dice il Poeta: la vita è bella se ci attendono sorrisi e carezze, ma non lo è più se questi mancano. E qui, il suo pensiero si carica di visioni, rapide ma efficacissime, recuperate probabilmente anche dai suoi ricordi: percosse, padre autoritario e la bellissima feroce immagine finale. Il bambino già grandicello che fa la prima comunione e osserva smarrito la fila dei maschi e quella delle femmine, forse chiedendosi che necessità ci sia di separare i sessi, soprattutto quando è tanto difficile per qualcuno ritrovarsi nella fila giusta.

4 pensieri su “La poesia del giorno con Franco Buffoni

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